Le prime puntate sono respingenti e claustrofobiche ed è la sigla, ma devo dire l’intera colonna sonora, a tenerti davanti alle immagini agghiaccianti della continua rinascita degli androidi di Westworld, i cui corpi sono continuamente rigenerati dai laboratori del parco divertimenti.

La sigla è un capolavoro di immagini e di musica (Ramin Djawadi). Gli enormi bracci delle stampanti 3D utilizzate per la realizzazione dei residenti – così sono chiamati i personaggi interpretati dagli androidi – attraggono ed evocano ciò che poi la serie tv mostrerà nella visione. Oggetti, animali, androidi sono realizzati nei laboratori e dotati di software sempre più sofisticati per essere sempre più veri. Da oltre 35anni è in funzione un enorme parco giochi che simula il West e per i visitatori tutto è possibile . Violenza a go go (si attenua nelle puntate successive), stupri e varie altre amenità per descrivere l’orrore dell’anima umana che, a pagamento, lì può tutto perchè nelle varie narrazioni possibili solo i residenti possono essere uccisi. I visitatori pagando il prezzo del biglietto d’ingresso – molto costoso – sono esentati da pagare il prezzo delle proprie nefandezze.

La settima puntata è in corso ed ora il tema è avvincente: nel parco, descritto anche come un labirinto, vi è un luogo, un altrove dove le narrazioni sembra non possano essere più interpretate e dove i corpi potrebbero avere coscienza di sè ed essere liberi. I corpi, che non muoiono mai, sono continuamente al centro della scena, testati, monitorati e rigenerati e aggiornati. L’ingegnere, ostaggio di un androide che vuole ribellarsi e andarsene dal parco, prospetta un mondo anche peggiore là fuori dal parco giochi e la residente risponde “dovrei aver paura di morire? ma se sono già morta migliaia di volte!”

fermo immagine dalla sigla di Westworld

fermo immagine dalla sigla di Westworld

nota a margine del 7 maggio 2017 quando la serie si è da tempo conclusa: F.Timeto ha descritto ampiamente ed esaurientemente la serie e, per chi volesse appofondire, si può leggere il suo articolo  La rivoluzione è femmina e cyborg. Ma non solo in TRU.