Scritto da Marzia Vaccari
Nell’ebook che raccoglie gli atti dell’evento del 2013 Smart cities Genere e inclusione si può trovare l’ultima descrizione che ho fatto in pubblico di ciò che era Server Donne.
Il titolo, L’attività lavorativa, l’opera e l’azione (Gender fake factory) delle donne nella città Intelligente (Smart City), riprende la cornice di riflessione teorica femminista che ha sempre accompagnato la nostra pratica tecno-femminista. Infatti già nel titolo vi è l’enfasi di una narrazione che deve molto a H.Arendt e a A.Pesce, diverse per epoca e per saperi, l’una fine filosofa della metà del novecento, l’altra originale sociologa del lavoro degli anni ottanta/novanta.
Buona lettura.
L’attività lavorativa, l’opera e l’azione (Gender fake factory) delle donne nella città Intelligente (Smart City)
L’orizzonte di significato in cui iscrivere la progettazione delle città future è il miglioramento della qualità della vita; insieme uomini e donne, ognuno con le proprie capacità e peculiarità, potrebbero trovare senso e misura nell’utilizzo e nella produzione di ICT legata ai territori digitali localizzati (vedi Smart City). Ricercare le mediazioni femminili all’opera nelle trasformazioni tecnologiche è importante. B. Sterling teorizza che “fra cinquant’anni la realtà sarà re-inventata[1]” e definisce il REFF come la reinvenzione del reale attraverso pratiche critiche di remix, mash up, ricontestualizzazione, reenactment. Gender “Fake Factory[2]”, svelamento/visibilità femminile e nuove forme di valorizzazione delle donne, sono centrali, quindi, nella trasformazione operata dalle tecnologie sulle abitudini della nostra vita quotidiana.
Dietro (e dentro) la produzione di artefatti tecnologici, diffusi su larga scala con la rivoluzione informazionale e con la generalizzata utilizzazione di applicazioni tecnologiche della scienza, c’è un profondo contenuto simbolico che non va ignorato. Le relazioni intersoggettive tendono a essere sostituite dalle relazioni oggettive instaurate dalla circolazione degli oggetti digitali; ancora oggi, essi sono simboli dell’identità maschile oltre che possibilità concrete di comunicazione.
Le donne (anche quando tendenzialmente escluse dai principali processi di razionalizzazione) restano i soggetti principali delle relazioni intersoggettive, e cercano costantemente, non sempre con successo, di costruire mediazioni tra soggettività e oggettività: è questo il «fatto» su cui la storiografia ufficiale (maschile) della scienza e della tecnologia ha riflettuto troppo poco, nonostante i preziosi contributi forniti dalla ricerca delle donne[3].La Rete, che è un bene comune, esprime una progettualità complessiva che permette alle sue applicazioni di evolvere e di modificarsi adattandosi ai sistemi locali. In questo nuovo ecosistema, le specie digitali, come il software e i frammenti di conoscenza digitalizzabili (file audio, video, testo e tutto il catalogo dei widget e delle app), si diffondono e si ricombinano in forme sempre diverse. La città è senza dubbio la piattaforma in cui esercitare questi processi innovativi e in cui le persone costruiscono nuove forme di collettività. E, sebbene la partecipazione ai processi innovativi non sia più una prerogativa elitaria, è pur vero che persiste un diffuso analfabetismo digitale e un marcato digital divide, che diventa un po’ più pesante se si considera anche il genere (gender digital divide): diventa quindi prioritario ‘investire in cultura e conoscenza, accelerare la circolazione di pensiero, lavorare sull’incontro tra le opportunità e chi può coglierle’ [4].
Smartbologna, Associazione Orlando e Serverdonne
La Regione Emilia-Romagna e la città di Bologna si discostano da queste percentuali grazie a un favorevole milieu d’innovazione (presenza del Cineca, CNR, ENEA, Università, Comune – attraverso Iperbole: prima Rete Civica a livello europeo – Regione Emilia Romagna) che ha, tra molte altre iniziative, assecondato l’esperienza, riconosciuta anche a livello nazionale (partecipazione all’Internet Governance Forum Italia), del Polo Tecnologico dell’Associazione di donne Orlando. Spaziando in molteplici direzioni per dotare di senso il dispositivo dell’imparare usando e dell’imparare facendo del paradigma informazionale, le attività del Polo possono essere descritte lungo tre direzioni principali: gestione dell’infrastruttura in un’ottica di totale indipendenza sia tecnica sia politica con conseguente creazione di uno spazio pubblico virtuale di genere (Server Donne[5]); produzione di nuovi media ed indagine sull’accesso, partecipazione ed opportunità di carriera alle donne nelle professioni dell’ICT (PorticoDonne[6]); progettazione di software e modellizzazione di percorsi formativi e di accompagnamento per fare emergere e riconoscere le competenze delle donne in settori a forte assetto tecnologico (TechnéDonne[7]). Tre progetti di largo respiro, di cui uno (Server Donne) ancora attivo, tutti caratterizzati da creazione di spazio pubblico produttivo (on e off line)[8]: politico con il ServerDonne, mediatico con PorticoDonne e tecnologico con TecnhéDonne. Contestualmente, durante la realizzazione di questi progetti, sono stati organizzati molti percorsi formativi: corsi di alfabetizzazione informatica, per Bibliotecarie online con competenze di genere, Assistenti tecniche per la mediazione informatica delle donne anziane, Giornaliste online, Sistemiste, Assistenti tecniche informatiche. Nel presente, l’attenzione si concentra su attività fortemente innovative e aggregative di informazioni e di produzione culturale: Biblioteca digitale delle Donne, il motore di ricerca “Cercatrice di Rete[9]”, la gestione/costruzione di identità sui vari social network, i nuovi scenari dell’editoria digitale e dell’informatica della sussistenza.
R@W (Recycle @ Women – Le artigiane digitali del Centro delle Donne)
All’interno della visione fin qui descritta, si muove il progetto R@W – Recycle @ Women che promuove dei laboratori permanenti di rigenerazione tecnico/informatici in grado di formare delle tecniche hardwariste (le artigiane digitali) con competenze di assemblaggio PC e capacità di problem solving sull’hardware. Si tratta, quindi, di uscire da una logica di produzione esclusivamente consumistica mettendo in cantiere un progetto di riciclaggio computer per perseguire l’idea di decrescita e di sviluppo sostenibile anche in campo informatico. L’obiettivo è di combinare la green ICT e la formazione di profili tecnici professionalizzanti. Consolidare il Learning by doing senza arrestarsi all’alienante Learning by using[10] del mercato incentivando le abilità delle donne in campo informatico e evitare che troppo silicio si riversi in qualche discarica del terzo mondo.
Ebook @ Women – dal Libro Aumentato alla libreria digitale femminista
Ebook@women.it – ebook.women.it – è un’iniziativa dell’Associazione Orlando, in collaborazione con il Server Donne, la Biblioteca Italiana delle Donne e l’Archivio di Storia delle Donne. Il progetto si pone l’obiettivo di pubblicare e diffondere riviste storiche e contemporanee del femminismo italiano (digitalizzate per una seconda vita in formato elettronico) e una selezione di romanzi e saggi di autrici contemporanee (sia di case editrici indipendenti sia, prossimamente, editi dalle neonate edizioni ebook @ women). Gli e-book offrono una modalità nuova non solo di diffusione ma anche, e soprattutto, di elaborazione dei contenuti e leggere diventa un’attività immersiva in cui fondamentale è il ruolo di tutte le attrici in campo: l’autrice, la casa editrice, la libraia, la lettrice. Unite e collegate per garantire qualità e controllo, innovazione e originalità a questo filone della produzione / distribuzione editoriale.
Nel corso del 2012/2013 è stata predisposta una piattaforma di editoria elettronica all’indirizzo http://ebook.women.it/ per valorizzare il patrimonio storico-documentario della Biblioteca Italiana delle Donne e dell’Archivio di Storia delle Donne: uno strumento per sostenere studiose e ricercatrici nel processo di diffusione di materiale documentario spesso di difficile e/o scarso reperimento. L’iniziativa, che si è proposta fin dal principio anche come azione di impulso al mondo dell’editoria femminista per la realizzazione di prodotti editoriali innovativi, mira nel medio termine all’acquisizione, in collaborazione con singole e/o associazioni femministe, di alcune riviste cartacee non più in pubblicazione. Si tratta, quindi, di digitalizzare copie cartacee di riviste storiche del femminismo italiano per consentire alle utenti della Biblioteca / Archivio delle Donne e alle naviganti tutte di interagire efficacemente con le moderne tecnologie digitali e di sperimentare nuovi contenuti e modalità di studio e di trasmissione dei saperi. Si è trattato quindi di realizzare un’unica infrastruttura comune per la distribuzione online di riviste femministe storiche, offrendo l’opportunità di accedere a un crescente repository di titoli.
La prima rivista disponibile nella sua intera collezione (1987 – 1996) è il periodico Lapis – Percorsi della riflessione femminile, diretto da Lea Melandri, e posseduta in forma cartacea dalla Biblioteca Italiana delle Donne di Bologna. Recentissima (dicembre 2013) è poi la collaborazione con le edizioni Enciclopedia delle donne per diffondere la cultura e la storia delle donne secondo una traiettoria condivisa: sono già disponibili a catalogo gli ebook: Però un paese ci vuole. Storie di nebbia e di contentezza di Giovanna Grignaffini, La Ristori. Vita romanzesca di una primadonna dell’Ottocento di Teresa Viziano, Le donne di Alessandro Magno di Valeria Palumbo e Alghe di Francesca Vesco.
Nella direzione di rafforzare, sempre e ancora, il ruolo di punto di riferimento per la comunità di femministe in/della rete, fornendo un supporto tecnico e editoriale per la pubblicazione di materiali, e stringendo accordi con case editrici indipendenti con cataloghi e/o collane sulla cultura/storia delle donne. Sarà fondamentale poter mantenere le infrastrutture (fisiche e virtuali) per investire in linguaggi e strumenti, sia per la ricerca sia per la produzione di informazione e cultura, diventando/rimanendo una risorsa capace di reinventare il reale delle trasformazioni tecnologiche in libertà e autonomia. E in questo modo il gender fake factory potrebbe essere una delle tante grammatiche del femminismo degli anni a venire.
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[1] C. Hendrickson, F. Ruberti, L. Simeone, O. Persico, & Iaconesi. S (a cura di), RomaEuropa FakeFactory Derive Approdi 2010 anche in http://www.romaeuropa.org/REFF/
[2] Idem;
[3] M.Wertheim I pantaloni di Pitagora. Dio, le donne e la matematica, Istar Libri 1996; J. Webster, Shaping Women’s Work: Gender Employment and Information Technology, Longman, London 1996; T. Terranova, Cultura Network. Per una micropolitica dell’informazione, Manifestolibri 2006.
[4] G. Granieri – Potenza, città contemporanea – http://www.potenzasmart.it/potenza-citta-contemporanea/
[5]Il SD distribuisce e-mail protette (circa 800), forum, liste di discussione e siti web autogestiti (87), blog, archivi, information retrieval (40 DB). Il portale del SD – www.women.it – è una testata giornalistica registrata (direttora: G. Codrignani) con più di un milione di accessi annui. Varia e vasta la sua offerta: un CMS per la pubblicazione dei contenuti con calendario delle iniziative ed un magazine con contributi volontari su tematiche femminili e femministe.
[6] PorticoDonne – www.porticodonne.it – ha portato ad una diversa autorappresentazione della donna nei media, diventando un esempio pratico di critica ai media mainstreaming. Oggi è un interessante archivio di prodotti multimediali: magazine, webradio e webTV.
[7] TechnéDonne – www.technedonne.it – ha esperito progettazione ICT con un’ottica di genere ed ha avviato pratiche politiche partecipative (FemCamp).
[8] A partire dalla proposizione di una nuova disciplina, il societing, che introduce una diversa prospettiva di analisi dei processi di consumo, delle sue dinamiche e dei rapporti con il sistema della produzione, per spazio pubblico produttivo si intende il consumo che diventa viepiù produttivo quando le ICT ricombinano i due assi merci-consumo e pubblico-produzione. Si veda R. Paltrinieri , P. Parmiggiani “ Per un approccio sociologico al marketing” Franco Angeli 2008; R. Paltrinieri “Felicità responsabile. Il consumo oltre la società dei consumi” Franco Angeli 2012 e A. Adam, G. Alex “Societing reloaded – pubblici produttivi e innovazione sociale” Egea 2013.
[9] Cercatrice di rete, search engine di genere basato su tecniche di ricerca localizzate; alternativo a google, indicizza il web delle donne e tutti i quotidiani italiani, ri-orienta il page-rank attraverso un linguaggio sessuato restituendo visibilità alle innumerevoli istanze femminili presenti in rete, al link cercatrice.women.it.
[10] Castells, M. (2002), La nascita della società in rete, Milano, EGEA.