No more? Mai più?
A luglio del 2017 non osavo immaginare l’infausto destino che sarebbe stato riservato al Search Engine e alle 6 Virtual machine che facevano funzionare Cercatrice di Rete.
L’avventura di questa macchina femminista è giunta al termine e non è più accessibile! L’ho scoperto questa mattina, ed è stata urgente la necessità di impedire che la sua esistenza sia completamente cancellata.
Quando tentiamo di richiamarla non è più raggiungibile, non esistendo più il server che la manteneva viva. Una doverosa premessa, le macchine informatiche del tipo “indicizzazione” non sono costose in termini di lavoro umano, funzionano da sole e con una manciata di euri annui sarebbe stato possibile permettere l’accesso ad un modo di ricercare sul web originale e rispettoso delle differenze di genere. Direte “se non vi sono più i quattrini è giusto spegnere le macchine”, potrei replicare in mille modi ma non è mia intenzione suggerire soluzioni.
Qui segnalo quanto il potere della proprietà – quella dell’associazione Orlando – ha vinto sul desiderio dell’accesso di tutte noi. Per quanto mi riguarda non rimane che consegnare al Web queste poche righe perchè rimanga traccia di che cosa era; un esempio di un vero artefatto tecnologico femminista capace di metterci in contatto con le molteplici possibili narrazioni dei femminismi.
Era attiva fin dal 2002 (vedi screen shot prodotto oggi attraverso web-archive) quando non esisteva ancora google.
Ho scelto di descriverla con il breve clip video dove, in quei primi anni del nuovo millennio, racconto l’azzardo di “sputare su Google”come pratica tecnofemminista parafrasando il titolo di un importante testo degli anni ^70 “Sputiamo su Hegel” di Carla Lonzi. L’occasione era un convegno su Carla Lonzi tenuto alla Casa Internazionale delle donne di Roma nel 2008.
Cercatrice di Rete era il sogno di immaginare forme e modi nuovi per contrastare il “potere della citazione” del principale motore di ricerca di Internet. Era un motore di ricerca non neutro, ma esplicitamente femminile.
Un esempio? Se cerco «violenza» su Google trovo una serie di risultati in diversi ambiti: notizie di cronaca, la definizione su Wikipedia, siti sulla violenza contro le donne e sul bullismo a scuola. Se digitavo la stessa parola nella maschera della Cercatrice comparivano suggerimenti quali: centri antiviolenza, sessismo, movimento delle donne. Seguendo la “diversa narrazione” dei suggerimenti di Cercatrice anche i risultati della ricerca si rivelavano «sessuati». Ovvero: siti di aiuto e informazione sulla violenza contro le donne e gli stupri. Ancora più evidenti diventavano le differenze se si inserivano parole attinenti al sesso, poiché la Cercatrice era in grado di trovare informazioni sul tema escludendo il «rumore» dell’enorme massa di pornografia che popola la rete.
Il farsi della macchina con il suo permettere negoziati di significato altri e diversi era la concretizzazione del fatto che la tecnologia non è neutra e che il capitalismo delle piattaforme (1) si combatte con l’impegno politico, con saggi politici e con manifestazioni della piazza ma si può e si dovrebbe contrastare anche con la produzione di artefatti tecnologici che possono dimostrare la possibilità di un altro genere di tecnologia (2).
No more? mai più? More (…) ancor di più!
Mi auguro che altre/altri possano trarre spunto da questa memoria per riprendere questo tipo di pratica politica e realizzare una nuova Cercatrice di Rete, sono certa che è solo l’inizio di un epoca dove troveremo forme e modi per stare in amicizia con i dispositivi, con le macchine informatiche e creare nuove alleanze politiche con l’universo altro da quell’unico soggetto del “900 che è l’uomo.
(1) Tiziana Terranova Capitalismo delle piattaforme e governo della società (…) in Euronomade
(2) Marzia Vaccari Il “farsi mondo” della tecnologia IC in T. A. Capitani (a cura di) , “Un altro genere di tecnologia”, 2008 ISDR.
Ho condiviso il sogno. Non sono una tecnologa, ma mi piaceva molto l’idea che ci fosse una possibilità di “fare servizio” per le donne, senza avere limiti e confini nella comunicazione tra noi. Non è andata perché le donne possono avere paura di avere coraggio.
Ma l’idea è giusta e può ancora diventare un progetto…
giancarla
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Annalita Bellei che triste! che grande perdita! come dici tu speriamo che da questo grande lavoro e preziosa memoria rinasca una volontà e nuove passioni
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Marzia Vaccari Serra Lita, grazie per l’attenzione … è stata una grande sfida e chissà.
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Paola De Ferrari Non dimentichiamo Cercatrice, come non dimentichiamo l’audace impresa di costruire la Rete Lilith. Non solo memoria, ma contro-narrazione critica, strumento per capire meglio il presente e continuare a cercare di cambiarlo! Ci vediamo a Ferrara il 23-25 marzo!
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Michela Cozza Questa e’ una perdita … l’ho usato molte volte in aula, con studenti e studentesse, in Italia. Mi dispiace. Grazie per l’articolo.
La “Cercatrice” non c’e’ piu’. Era il momento che preferivo, quando discutevo della non-neutralita’ della tecnologia in aula. Grazie a Marzia Vaccari Serra per questo articolo e le incoraggianti parole in chiusura dell’articolo.
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Pia Brancadori Grande perdita del lavoro di anni e grande dolore 🙁 Tempi di perdite gravi, questi!
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Federica Fabbiani Galleni Cercatrice di rete e server donne, due progetti politici di autonomia e resistenza unici per visionarietà e audacia. E speriamo che la storia (ci) renda giustizia
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Angela Marchionni La Storia non cancella, è la memoria che cede a nuove narrazioni. Metti in sicurezza il lavoro, tornerà a splendere.
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Rachele Muzio Che tristezza Marzia 🙁 un progetto che mi aveva affascinata ai tempi di DWF questo del motore di ricerca gender oriented. Ne scrivevi sul numero (appunto) ‘Webwoman: femminismi nella rete’ del lontano – per i tempi della rete – 2007