Sollecitata e invitata a “prendere parola pubblica” da molte di noi che hanno frequentato SD/Women.it.

Nel 2016 in occasione dei 30 anni della nascita di Internet e dei 20 anni di SD/Women.it abbiamo scritto: “Di più, sempre in quegli anni, veniva alla luce il Server Donne (www.women.it) del polo tecnologico dell’associazione bolognese di donne Orlando. Uno spazio di autonomia, di elaborazione/presenza/protagonismo libero da stereotipi, aperto alle differenze di genere e ai contenuti/artefatti digitali femminili. Un’ esperienza originale, consolidata e tutt’ora conosciuta a livello internazionale che, fin da allora, pose la questione della cittadinanza digitale di segno femminile e del divario digitale di genere. In 20 anni di attività, il Server Donne ha sperimentato mutazioni ed avviato metamorfosi nel tentativo costante di creare/mantenere un sistema informativo di genere, gestito in autonomia. “

Sembra passato un secolo e molti sono stati gli accadimenti attorno a questo progetto tecnologico femminista. Qui con voi, mi vorrei soffermare su cos’era fino ad un anno fa e che cosa è rimasto, dopo la separazione – non voluta – dalle sue ideatrici avvenuta nell’autunno del 2016, a seguito di una malaugurata identificazione con Orlando, che ha ingenerato inutili malintesi sulla titolarità degli oggetti. Sono una di quelle e, certo, avremmo dovuto prestare maggiore attenzione, tutelandoci sotto ogni punto di vista. Abbiamo purtroppo pagato, a caro prezzo, la fiducia riposta in buona fede nel passato. Ma è SD/Women.it che sconta la mancanza del gruppo di tecnologhe e femministe ed è, con molta amarezza, che vi vorrei raccontare cosa ne è rimasto oggi della forza e dell’opportunità, per tutte noi, di quella visione politica così coinvolgente.

Cosa offriva SeverDonne.

SD, in quanto ISP (Internet Service Provider), è stata una infrastruttura tecnologica che ha svolto funzione trasversale a tutti quei progetti di associazioni e di singole donne che erano consapevoli della necessità politica di abitare la rete Internet, in autonomia, rispetto alle major informatiche attive sul mercato delle ICT. Il Server Donne era diventato uno dei principali luoghi di (medi)azione della rivoluzione informazionale di genere italiana ed internazionale. L’infrastruttura fondava la sua ragion d’essere nel funzionamento dei server e consisteva nell’intenso lavoro umano nella gestione degli aggiornamenti software, necessari a mantenere attivi e funzionanti gli innumerevoli servizi di hosting:

  • a siti autogestiti di singole e collettivi di donne (erano oltre 87 fra cui la rete nazionale dei centri e delle Case per non subire violenza “DIRE”, ArciLesbica nazionale e sue articolazioni territoriali, Lilith rete nazionale dei centri e delle librerie delle donne, ),
  • a domini autogestiti (40)
  • ad account di posta elettronica (850 con un picco di 1800 raggiuto negli anni 2004-2010 e prima dell’avvento di FaceBook )
  • a mailing-list di reti ed associazioni (più di 80, la più attiva è LLI, lista lesbica italiana attiva dal 1998) ; anche il MIT, movimento italiano transessuali, ha trovato in SD spazio e tutela da attacchi pornografici;
  • a molteplici e diversificati progetti ICT gender oriented (Porticodonne.it; Tecnedonne.it; Bibliotecadigitaledelledonne.it; Leztrial.it ; Ebook.women.it; Social.women.it; solo per citarne alcuni);
  • Archivi, Information Retrieval (40 Data Base);
  • Search Engine (motore di ricerca denominato Cercatrice di Rete cercatrice.women.it ) che tentava la scommessa di declinare, al femminile, la ricerca di informazione nel web. E’ stato attorno a questa piattaforma (più di 9.000.000 le Url indicizzate) che si sono costituite collaborazioni (progetti speciali) con la regione Emilia Romagna, per la sperimentazioni di pratiche di e.gov e di e.democracy (nel 2010 sono state messe a punto delle Linee guida per un approccio di genere alla progettazione dei servizi on-line della Pubblica Amministrazione.

Cosa sta accadendo ora.

Degli oltre 40 siti autogestiti, a seguito della disputa sulla titolarità degli oggetti, quasi la metà è ora allocata presso altri ISP compreso il magnifico Leztrailer.it, tutt’ora accessibile e vitale, con il suo archivio di oltre 400 video-trailer tratti dalla cinematografia lesbica mondiale. A marzo del 2017, Orlando ha inviato una perentoria lettera a tutte le titolari “stiamo procedendo ad una verifica dello “stato di attività”– ad oggi – dei siti ospitati sui Server di Orlando, per rendere il sistema più efficiente, dinamico e allineato.  … Nel caso in cui non ricevessimo – entro 30 giorni dall’invio della presente – comunicazioni in merito,  renderemo il sito non raggiungibile e i contenuti in esso pubblicati saranno  “archiviati” sui nostri server in un’ apposita cartella protetta dai motori di ricerca.” Non ho modo di sapere se e quante non hanno risposto, “rompendo” così i link e cancellando pezzi di memoria dei femminismi espressi attraverso Internet.

Infine, e siamo agli inizi di giugno 2017, la comunicazione della definitiva fine del senso e del significato della frase “realizzazione di artefatti tecnologici che abitano la Rete dando un contributo alla sua costruzione e mantenimento nel tempo da un altro punto di vista”. E’ citata alla voce “Progetto” di Women.it. e scritta nel lontano 1996, credetemi, abbiamo sempre cercato di mantenere fede a quest’impegno. Scusate l’enfasi ma l’emozione e il lutto è stato forte quando, alcune utenti di SD/Women.it, mi hanno fatto leggere la comunicazione di chi ora ha in mano il SD “Ora Orlando ha deciso, per garantire la sicurezza e risparmiare in termini economici, di “spostare” i siti, le liste, la poste etc. su Aruba”. Il SD era fisicamente presso il data center tedesco Hetzner che offre la miglior velocità di accesso dedicata a parità di costo: 300Mb contro i 100Mb di Aruba per il medesimo profilo di base. Non oso immaginare l’infausto destino che sarà riservato al Search Engine e alle 6 Virtual machine che lo fanno funzionare.

Nella medesima comunicazione Orlando ha deciso di  “proporre Mailchimp” quale piattaforma di gestione delle mailing list, con la conseguente impossibilità di accedere agli archivi perché costruiti su piattaforma Mailman. La documentazione consegnata (vedi articolo Una separazione non voluta) indicava la necessità di un aggiornamento della piattaforma di gestione installata e la necessità di essere gestita con cura la risoluzione di tutte le problematiche di “migrazione” degli archivi di oltre 20anni. Perché l’impegno di mantenere nel tempo era una delle pratiche politiche di femminismo tecnologico, vanto del progetto politico di SD/Women.it che lo rendeva così originale e unico nel suo genere.

Cosa è stato Women.it

Fin qui il SD dietro le quinte e nei suoi oggetti infrastrutturali. Ma tutte l’abbiamo conosciuto per la sua copertura mediatica attraverso il portale, il magazine e i flussi comunicativi di Women.it, che è una testata giornalistica registrata e con una direttora: Giancarla Codrignani. Sotto questo aspetto è uno spazio pubblico virtuale – di informazione, discussione e iniziativa – con un forte ruolo di diffusione del punto di vista di genere in rete e che ha contato oltre 1.000.000 visite all’anno. Fra i contenuti si poteva trovare la produzione audiovisiva: attività di ripresa, editing e montaggio e pubblicazione dei video sulle piattaforme di condivisione Vimeo e Youtube, potenziata grazie anche alla collaborazione con vari enti ed associazioni di donne. Per condividere eventi (giornate di studi, convegni, rassegne culturali) che altrimenti sarebbero rimasti confinati, nel tempo, all’evento fisico. Negli anni, il canale si è arricchito di oltre 500 video con un’alta percentuale di visite, embeds (video incorportati e mostrati su altri blog, siti, social network) e download per un totale di oltre 20.000 visualizzazioni. A partire dal 2010 aveva anche attivato un canale Interviste via Skype: con cadenza quasi settimanale intervistava le protagoniste dei principali eventi del momento. Infine, dal 2011, lo staff del Server Donne aveva costruito la propria presenza anche sui social network, aprendo una pagina ‘fan’ su Facebook dedicata al Centro delle Donne di Bologna, luogo fisico presso il quale, in un eccesso di fiducia, le fondatrici di SD/Women.it avevano allocato la loro appartenenza politica. Le migliaia di contatti, gli innumerevoli contenuti e il living blogging ne sono la testimonianza. E’ proprio così! abbiamo fatto di tutto … e con l’intento di abitare la Rete con cognizione di causa e con la gioia di permettere a tante altre di poter accedere alla cultura delle donne anche rimanendo distanti oppure con l’orgoglio di contrastare il page rank di Google con contenuti “nostri” e privi del tanto odiato sessismo.

Cosa è ora.

Il portale è tutt’ora attivo ed è meritevole lo sforzo di tenere aggiornato il calendario degli eventi di Orlando e di alcuni luoghi del femminismo italiano, certo non vi ho più trovato interviste e i video proposti sono circoscritti alle lezioni del corso “transdisciplinare di genere” dell’Università di Bologna, tenute in collaborazione con Orlando.

Conclusioni.

Soltanto chi avrà avuto la pazienza di leggere fino in fondo questo (forse noioso) elenco di intensi momenti tecnologici, potrà compiere, insieme a me, un gioco di fantasia e tentare di immedesimarsi  nel SD/Women.it a cui non rimangono che le parole del replicante Roy Batty, il quale sotto la pioggia prima di morire afferma amaramente:

« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire. »

Grazie a tuttə e a coloro che hanno contribuito a rendere ServerDonne una straordinaria macchina femminista.

Marzia Vaccari