Gli orologi (e la loro condivisione sociale attraverso i calendari) sono forse una delle invenzioni più straordinarie dell’umano. E’ anche una  delle più antiche tecnologie conosciute. Secondo Marc Augè* “se il linguaggio è la risposta tecnologica alla necessità di rendere il mondo significante, il tempo ne è stato e ne è tutt’ora la materia prima. La più sperimentabile e la più immediata perchè, sembra, la meno arbitraria. La meno arbitraria dei dati simbolici”. Categoria oggettiva per noi occidentali! Fare appello all’oggettività (universalità) del tempo è fondamentale per trovare e condividere forme di sincronizzazione temporale intese a fissare usi e costumi utili alla convivenza umana. Comunque anche per Augè  si tratta di rintracciarne il potere simbolico quando aggiunge che il tempo e la padronanza del calendario sono una delle forme più efficaci di controllo religioso e politico sulle società.

Per i Maya non esiste un unico calendario bensì tre: il sacro Tzolkin, il civile Haab (legato al ciclo delle stagioni) e quello del Lungo computo. A differenza del ciclo Tzolkin  e del ciclo Haab che non prevedono di numerare gli “anni”, il calendario del Lungo computo permette di stabilire un rapporto fra presente, passato e futuro.

E’ da notare come questa antichissima civiltà fosse anche rispettosa delle differenze di genere (…) proprio e soprattutto attraverso il calendario sacro, fondato sui 260 giorni della gravidanza. Attraverso  il tempo di Venere e per la sua estrema lentezza del moto di rotazione planetario, il popolo Maya lo prese a unità di misura per scandire eventi e fissare rappresentazioni cosmologiche fondamentali per il singolo individuo. Il calendario esprime e riflette  i 20 giorni del mese maya per settimane di 13 giorni. I giorni sono energie (i Glifi o simboli sacri) che interagiscono e articolano e fissano in un punto (il giorno) la rappresentazione della sincronizzazione del tempo del sè individuale (la croce Maya) con il tempo delle stagioni e con il tempo della storia.

Le immagini dei Glifi e delle ruote del tempo Maya sono arabeschi straordinari pieni di colori, di senso del tempo e di meravigliosa sensazione di un divenire continuo. Forse una delle più antiche rappresentazioni grafiche della sincronizzazione dei vari tipi di tempo (sacro, profano, storico).

* AUGE’, M. (2008). che fine ha fatto il futuro? ed. Elèuthera, Milano.

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