# MeToo – il patriarcato dalle mimose all’hashtag’ di Maria Chiara Risoldi

Mi è particolarmente caro il libro, appena uscito per Tombolini editore, di M.C. Risoldi # MeToo – il patriarcato dalle mimose all’hashtag’. Di una manciata di pagine (…) dalla scrittura intensa, chiara, scorrevole. Maria Chiara Risoldi attualizza e affronta il nodo del patriarcato alla luce dei recentissimi accadimenti promossi dal movimento Me-Too. Ed anzi, lei che è la presidente del Centro antiviolenza di Bologna, lo ripercorre attraverso la sua lunga esperienza di psico-terapeuta e la pratica politica dei Centri antiviolenza delle donne.

Di più, il libro tenta un importante scommessa d’indagine perché, se l’orizzonte di significato del patriarcato è ancora pesantemente tra noi, i contributi conoscitivi delle neuroscienze e i mutamenti antropologici, neutri ma non neutrali, delle tecnologie informatiche offrono nuovi strumenti d’indagine e nuove possibilità d’intervento. Ed è proprio per questi due aspetti che il libro mi ha appassionato e mi ha reso facile la lettura, permettendomi di esclamare:  finalmente un approccio che cerca di rimettere al centro del dibattito, sull’utilità di tanta pratica politica femminista, il reale miglioramento della qualità delle nostre vite!

misteriosaLe neuroscienze

Perché i contributi conoscitivi delle neuroscienze possono aiutarci a contrastare il sessismo alla base della molestia sessuale e della violenza di genere? “Il cambiamento, ogni autentico cambiamento, comporta dal punto di vista neurologico l’attivazione dell’ amigdala, della paura catastrofica. E attiva un meccanismo di difesa finalizzato alla conservazione dell’ordine delle cose” ma, secondo il libro, “noi siamo il risultato, da adulti, dell’esperienza che il nostro individuale patrimonio genetico fa nell’ambiente in cui si trova a nascere e a crescere. Che sia una grande metropoli o il villaggio più piccolo del mondo c’è sempre qualcuno che può vedere, capire e intervenire. Per vedere, capire, intervenire occorre sapere, saper essere, saper fare.”

Così M.C.Risoldi ci chiama in causa tutte e tutti quando parla di “Traumi che si trasmettono da una generazione all’altra se non ci sono le risorse individuali per uscire dall’universo mentale patriarcale e maschilista. Traumi che generano comportamenti perversi maschili e femminili, che generano padri e madri abusanti che generano altri padri e madri abusanti.”

Per gli uomini non c’è nessuna pressione evolutiva a uscire dalla normatività del patriarcato. Sono troppi i privilegi per chi “nasce” maschio e, secondo M.C. Risoldi “i privilegi sono invisibili a chi li ha. Come il potere. Privilegi e poteri sono ben visibili a chi ne è escluso. Ed altrettanto è per le donne molto emancipate, che io ho chiamato negazioniste. Per ragioni diverse. Gli uomini potenzialmente godono tutti dei vantaggi che dà loro il patriarcato al prezzo naturalmente di una dura competizione tra di loro, che vede vincitori e sconfitti. E a questa competizione vengono educati fin da bambini. Le donne emancipate “negazioniste” sono la minoranza delle donne, sono evidentemente quelle nate da donne a loro volta emancipate “negazioniste”, dentro una trasmissione transgenerazionale, di madre in figlia, dove le antenate erano evidentemente iper dotate tanto da conquistare poteri e privilegi maschili. Spesso sono proprio le donne più negazioniste quelle che fanno più fatica a comprendere l’ordine delle cose e ancor più fatica a immaginare un cambiamento.” Parole forti e coraggiose, come l’autrice, per invitarci a guardare i molti retroscena del dibattito in corso fra i molti punti di vista dei femmismi su # Metoo e, a porci domande sul femminismo conservatore e spesso elitario che non mostra la necessaria empatia per chiuque sia vittima di abusi e soprusi e che ci ha costrette, in questi mesi, a chiederci se vi siano vittime legittime e vittime che se la sono cercata.

Il machine learning e l’intelligenza artificialecomputer quantico

In Italia, a parte la pratica ventennale attorno al Server Donne conclusasi di recente, solo alcune Federica Timeto e Tiziana Terranova, tentano di tenere vivo il dibattito femminista sui mutamenti antropologici accaduti per la pervasività delle tecnologia ICT nel nostro quotidiano. A mio parere, nel capitolo “Robot. Maschi o femmine?”, M. C. Risoldi compie un affondo molto interessante. Nel libro si osserva giustamente che “nelle macchine viene inserita un’enorme quantità di informazioni (spesso milioni di parole, conversazioni o immagini) esattamente come ognuno di noi assorbe informazioni, in ogni momento di veglia, dal momento della nascita in poi. Ma se i dati sono parziali o contengono pregiudizi, le macchine e i loro risultati saranno imperfetti. Proprio come accade all’ intelligenza biologica” mappata attraverso un paradigma patriarcale e sessista. Ironico e non privo di fondamento il gioco di riscrivere le tre leggi della robotica di Asimov sostituendo alla parola robot la parola donna. E allora un nuovo orizzonte di significato potrebbe emergere da un’etica dell’automazione robotica che si ponga l’obiettivo di contrastare “lo squilibrio sempre maggiore tra ricchi e poveri, tra uomini e donne, tra chi è proprietario delle tecnologie, tra chi ha le competenze, il know how e una popolazione di emarginati ed esclusi, soprattutto di emarginate ed escluse”. E solo la relazione, senza subalternità, tra intelligenze diverse, non solo femminile l’una e maschile l’altra, ma biologica l’una e non biologica l’altra che si può orientare il machine learning per un reale miglioramento della qualità della vita di tutti.

# MeToo, il Patriarcato dalle Mimose all’Hashtag, di Maria Chiara Risoldi, ed. Antonio Tombolini Editore collana Transiti. Formato carta € 11,49; Formato ebook € 4,99.