Nel movimento per i diritti civili degli anni ’60 Judith Milhon era molto nota per il fondamentale contributo che rese nell’organizzare le marce da Selma a Montgomery, in Alabama, a favore del diritto di voto agli afro-americani. Il suo impegno, per la “questione delle donne nell’informatica agli albori di ciò che sarebbe poi diventata l’informatica del dominio, è pressochè sconosciuto, almeno al pubblico italiano.

Dopo aver letto il libro Teach Yourself Fortran, J.Milhon, nel 1967, inizia la sua attività di sviluppatrice di programmi per  “Horn and Hardart” a Manhattan, una delle prime società di servizi alimentari automatizzati e fin da subito si accorge quanto sia difficile emergere nella comunità maschilista degli informatici di allora. All’avvento di Internet ha incoraggiato  le donne a connettersi online “Le ragazze hanno bisogno di modem!” ha detto in un’intervista alla rivista Wired nel febbraio 1995.
Fondatrice  di Cypherpunks, un gruppo liberamente organizzato di difensori della privacy digitale (Milhon ha anche coniato il nome Cypherpunk) era una componene di Computer Professionals per la responsabilità sociale – un gruppo che lei descriveva allegramente come una “comunità di programmazione lefto-rivoluzionaria. ”  (Dodson, Sean -August 8, 2003- “Obituary: Judith Milhon: Making the internet a feminist issue”, The Guardian. p. 27).

Promotrice della privacy attraverso la crittografia (Rubenstein, Steve -July 30, 2003- “Judith Milhon computer writer and ‘hacker'”. San Francisco Chronicle. California. Retrieved April 5, 2016) era conosciuta con il soprannome St. Jude ed è fra coloro che hanno inventato l’hacking etico – entrare nei sistemi e/o modificare il codice informatico delle major – come pratica di disobbedienza e resistenza all’informatica del dominio. Milhon guardava all’hacking  “come a un’arte marziale  e cioe’  un modo per difendersi da politici politicamente corretti, leggi eccessivamente intrusive, bigotti e persone dalla mentalità ristretta di tutte le convinzioni. La sua definizione di hacking – “l’elusione intelligente dei limiti imposti, dal tuo governo, o il tuo Internet Service Provider, quelli della tua personalità e quelli imposti dalle leggi della Fisica.” – è stata ampiamente citata in molte notizie e articoli di riviste. La sua elaborazione della «filosofia hacker» come attitudine quotidiana, si spinge oltre e, da un punto di vista sessuato, è assunta come pratica politica femminista.

E’ una fra le prime a parlare delle gioie dell’hacking come piacere sessuale.  La sua guida al “sesso non virtuale in tempo reale” pubblicato,  in rete, con il titolo: The Joy of Hacker Sex è destinata a trasformare le donne in felici hacker demistificando il funzionamento del corpo e del cervello. “Dovremmo guardare Internet come la scuola delle abilità di vita a cui molte di noi ragazze non hanno mai partecipato, e andare là fuori e imparare a vincere le nostre paure di non essere abbastanza gentili, non essere abbastanza educate, non essere abbastanza forti, non essere carine abbastanza, o abbastanza intelligente o abbastanza…. ” ..”Le donne potrebbero non essere brave a litigare fisicamente, ma siamo sicure di eccellere nella tastiera a fuoco rapido”, ha scritto Milhon in una mail del settembre 1999.

ITA

 

ENG Bibliografia ripresa dall’articolo comparso nel 2003 su Wired “Hackers Lose a Patron Saint” di Michelle Delio

  • The Joy of Hacker Sex (proposed)
  • How to Mutate & Take Over the World: an Exploded Post-Novel. (1997) (with R. U. SiriusRandom House ISBN 0-517-19832-0
  • Cyberpunk Handbook: The Real Cyberpunk Fakebook. (1995) (with R. U. Sirius and Bart Nagel) Random House. ISBN 0-679-76230-2
  • Hacking the Wetware: The NerdGirl’s Pillow Book (1994) (internet release of ebook)