scritto da Marzia Vaccari e pubblicato in www.porticodonne.it di webarchive
Donne nella società della rete: resoconto del seminario Pratiche politiche e media
Al convegno internazionale sul tema “Donne nella società della rete, tecnologie dell’informazione e della comunicazione”, che si è tenuto a Bologna il 15 ed il 16 maggio 2004, sono state indagate pratiche e visioni politiche di uomini e di donne che costituiscono spazi pubblici virtuali e reali.
Il seminario ha indagato le nuove tecnologie ed i nuovi media che fanno informazione e producono riflessioni in chiave sessuata e caratterizzano la presenza delle donne negli spazi pubblici fisici e virtuali, raccogliendo e diffondendo altre voci, altre visioni, altre idee. Non solo organi di informazione multimediale, ma vere e proprie presenze “politiche” con l’intento di creare un nuovo linguaggio di comunicazione con codici grafici e comunicativi personali. Includere tutti i generi nell’ICT e fare in modo che uomini e donne abbiano mezzi e competenze per diventare produttori e produttrici di informazione sono azioni necessarie per promuovere partecipazione, decisionalità ed interscambio di tutti/e all’interno di una società dell’informazione equa e sostenibile. E’ abbastanza evidente ormai che le analisi ottimistiche di un accesso democratico di uomini e donne alla conoscenza e alle opportunità di miglioramento attraverso le tecnologie si stanno dimostrando illusorie e le donne, oggi come ieri, corrono il rischio di essere soggette a nuove forme di discriminazione ed esclusione nella lotta per la definizione, la progettazione e le modalità d’uso dei new media.
E’ emerso dai vari interventi del seminario che i media sacrificano la ricerca di verità in favore della ’’performance” e le diverse soggettività degli individui/e delle culture, non hanno lo spazio necessario per dotare di senso le loro informazioni/comunicazioni. Sono significative in questo senso le testimonianze di Eva Cruells de Les Penelopes, un collettivo femminista indipendente ed intergenerazionale, e di Milica Gudovic, coordinatrice di Women at Work (Serbia Montenegro). Secondo Eva, ‘l’informazione ‘uno strumento per i cambiamenti sociali ed è un mezzo efficace per stimolare la resistenza delle donne, che quindi devono prendere possesso dei media per diffondere i loro contenuti, e combattere l’assunto che l’informazione sia una merce’. Milica ci ha raccontato che in Serbia non c’è una sufficiente copertura mediatica sulle donne ed è importante non concentrarsi troppo sulle ICT perchè esistono paesi dove il loro uso marginalizza le donne, che non vi hanno accesso. La differenza di genere, in questo modo, anche attraverso l’uso linguistico del neutro è ridotta al silenzio.
Monica Lanfranco di Marea, una pubblicazione femminista trimestrale sia su carta sia su web, nata proprio nell’avvento di Internet, ha sottolineato l’importanza di una comunicazione orientata al genere ed al linguaggio sessuato. Monica ha individuato alcuni punti di forza ed alcuni di debolezza delle ICT. Tra i punti di forza, ha elencato la proliferazione di spazi pubblici (comunità virtuali femminili), la molteplicità delle visioni, la democratizzazione, la centralità del genere, la connessione con il territorio. Tra i punti di debolezza, la frammentazione (non è mai riuscita l’unione delle risorse femminili), la difficoltà di fare rete, la subalternità economica, la debolezza della relazione con le giovani generazioni, la reticenza a bucare i media misti e femminili.
Le I.C.T. richiedono uno sforzo di appropriazione da parte del simbolico e delle pratiche delle donne ed in questo senso l’autonomia tecnica diventa prioritaria per mettere in atto strategie efficaci per rendere le donne libere di prendere decisioni nella progettazione delle tecnologie dell’informazione, nella produzione di software di diversa qualità nel management dei macrosistemi. E’ fondamentale che le nuove tecnologie della comunicazione non siano affidate unicamente ed in modo eccessivamente disinvolto a logiche di mercato, che rischiano costantemente di trasformare la cittadina in pura consumatrice di servizi elettronici. I vari interventi hanno evidenziato che le donne non si sentono estranee quando le fonti di informazioni ed i servizi di comunicazione rendono conto del loro punto vista.
Si tratta di prendere in considerazione una concezione non astratta di cittadinanza attraverso la quale la comunità, quale pluralità di soggetti, non neutra, ma attraversata e alimentata da varie differenze: di genere, culturali, sociali, etniche, generazionali. Diventa quindi fondamentale conquistare uno spazio mediatico in un’ottica di totale indipendenza e creare un network per collegare realtà informative femminili in un approccio inclusivo e sinergico valorizzante e mai discriminatorio. Il seminario ha sottolineato l’importanza dei media soprattutto nelle aree di conflitto: Israele/Palestina, Uganda, Serbia Montenegro. Come ha detto Menel di Bat Shalom, Internet facilita gli scambi laddove gli incontri sono impraticabili. Le iniziative hanno una doppia valenza: femminista e politica per portare la voce delle donne all’attenzione del mondo politico israelo-palestinese. Bat Shalom è impegnata nella costituzione di un’International Women Commission (20 donne palestinesi, 20 israeliane, 20 internazionali) per spingere i decision maker ad ascoltare la voce delle donne sulla costruzione della pace. Per Ruth Ochieng, Uganda, la comunicazione ‘vitale per l’empowerment delle donne, la cui posizione ‘ancora sbilanciata nel mondo. Il progetto ISIS WICCE, che promuove gli scambi interculturali internazionali di donne, ‘volto non solo ad usare le ICT, considerate principalmente strumento, ma a fare informazione in un paese dove l’80 per cento delle donne ‘analfabeta. Una tale emergenza ha richiesto una grande dose di creatività per raggiungere e, conseguentemente, far parlare donne che hanno bisogni molto diversi. Le nuove tecnologie hanno permesso di registrare, in formato audio e video, le donne dei vari villaggi, facendo cos’emergere direttamente e senza intermediazioni la loro voce. ‘Solo cos’’ha precisato Ruth – le donne dei villaggi sono veramente diventate visibili agli occhi dei politici che finalmente sono stati costretti ad ascoltare le loro istanze’.
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Leda Guidi, responsabile della rete civica Iperbole, ha illustrato lo stato dell’arte dell’utilizzo delle ICT in riferimento alla partecipazione politica nelle reti civiche. Dai primi esperimenti, quale appunto è stata Iperbole, nati per portare voci e parole dei cittadini direttamente sulle scrivanie dei politici attraverso i vari strumenti di comunicazione on line (forum, newsgroup, e-mail), si ‘registrata un’evoluzione, od involuzione che dir si voglia, verso una gerarchizzazione delle informazioni e degli spazi, e ne sono un esempio i portali, in cui scompaiono le forme di interattività. ‘Da un modello di comunicazione fortemente comunicativo ‘ha confermato Leda – si ‘passati ad un’organizzazione poco relazionale e sostanzialmente più radizionale. Molte reti civiche hanno chiuso e solo da poco si sta tornando positivamente indietro nel tentativo di recuperare la rete quale luogo di relazioni, di molti valori e molti saporii. Un modello di comunicazione, più vicino al sentire comunicativo delle donne, orientato alla condivisione delle nuove tecnologie per produrre valore aggiunto e promuovere la partecipazione di cittadine e cittadine al processo di produzione dei servizi secondo quanto indicato dai vari progetti di e-governance e di e-democracy.
La tecnologia ‘un mezzo per valorizzare l’azione politica delle donne anche nello spazio virtuale e per non replicare qui la subalternità genere maschile. Il problema è conosciuto: esiste una società femminile che non rappresenta a sufficienza se stessa a sè e al mondo, on line o off line che sia. Ecco quindi che diventa importante offrire spazio, sia fisico sia virtuale, e strutture alle singole e/o ai gruppi femminili, contribuendo all’empowerment e al mainstreaming delle donne. E’ il caso del Server Donne con la Sala da the Internet, di Portico con il Centro Risorse Multimediale e del Centro Documentazione Donne di Modena, che puntano all’integrazione fra spazio informativo virtuale e spazio fisico. L’esigenza di un forte interscambio tra reale e virtuale è stato sottolineato anche da Caterina Della Torre, fondatrice con altre del sito Dol’s, una community di e per le donne nata cinque anni fa e che oggi registra il crescente desiderio delle utenti di ‘passare’ allo spazio fisico.
Le proposte del seminario si traducono, in sostanza, in due grossi filoni propositivi:
- continuare il lavoro di networking fra le donne;
legare insieme la pratica delle comunità di software libero (attraverso l’adozione di content management system open source, ad esempio) con l’intenzione di molte di diffondere questo strumento delle ICT nei luoghi di impegno e progettualità politica. - Solo così, la vocazione all’autonomia e alla libertà delle donne può entrare a pieno titolo nel movimento della programmazione libera e nel mediattivismo indipendente e contrastare con efficacia i processi di omologazione dei colossi informatici e dei network informativi e multimediali.