Giovanna Guidicelli 02/12/2003, pubblicato in www.porticodonne.it di webarchive
Augusta Ada Byron, una donna alle origini della programmazione del software
Inizia con Augusta Ada Byron, autrice del primo software della storia, il percorso di scoperta delle donne della scienza e della tecnologia. Donne, troppo spesso sconosciute al gran pubblico, il cui contributo è stato fondamentale per l’evoluzione del pensiero umano.
Augusta Ada Byron, matematica e musicista, è considerata unanimemente come la prima programmatrice in assoluto (non solo la prima donna quindi, ma la prima anche rispetto ai colleghi uomini) della storia. Nasce nel 1815 dal breve matrimonio di Annabella Milbanke con il famoso poeta Lord Byron (i due divorzieranno pochi mesi dopo la nascita della figlia) e fin da bambina mostra uno spiccato interesse per la matematica e le discipline scientifiche. La madre incoraggia senza dubbio tale inclinazione (il suo scopo è anche quello di fare sì che Ada cresca completamente diversa dal padre) e si preoccupa che i precettori della figlia insistano particolarmente sullo studio della matematica.
All’epoca le donne non avevano accesso all’università e così, nel 1833, è ad una cena a casa di Mary Somerville (altra studiosa importante dell’epoca) che Ada incontra il logico e matematico Charles Babbage. Babbage, professore a Cambridge, aveva costruito il modello di una macchina, chiamata Different Engine, capace di calcolare meccanicamente le funzioni del quadrato. Ada rimane affascinata da tale idea e soprattutto dal progetto successivo di Babbage, che segue attentamente assieme all’autore e a Mary Somerville, che porterà alla ideazione e costruzione di una nuova macchina, la Analytical Engine (visibile al Science Museum di Londra e considerata l’antenata dei moderni computer) basata, diversamente dalla prima, sull’introduzione di schede perforate sul modello di quelle inventate da Jacquard per le macchine tessili.
Ada intuisce per prima le diverse possibilità che la macchina offre quali l’esecuzione di calcoli complessi, il poter venire programmata (eseguire un set codificato di istruzioni preordinato) e il poter agire su entità altre dai numeri. Ada intuisce fondamentalmente che i numeri possono essere considerati come entità oltre che come quantità. In questo modo, una macchina capace di manipolare numeri, può manipolare (secondo regole stabilite) anche altri simboli quali lettere o note musicali rappresentate dai numeri stessi. Babbage invece, rimane legato ad una visione più ristretta della sua invenzione concepita unicamente come strumento per l’esecuzione di calcolo algebrico in forma di somme e sottrazioni.
L’occasione per Ada di mettere per iscritto le sue osservazioni sull’Analytical Engine viene dall’incarico di tradurre l’articolo “Notions sur la machine analytique de Charles Babbage” scritto in francese dall’italiano Luigi Menabrea nel 1842. Le “Note” della Byron alla traduzione, finiscono per superarla sia in lunghezza che in acume. Nonostante ciò firma con le sole iniziali A.A.L (Augusta Ada Lovelace, il cognome del marito) il suo lavoro in quanto alle donne non venivano riconosciute unanimemente le stesse capacità intellettuali degli uomini. Al fine di mostrare le potenzialità della macchina creata da Babbage Ada Byron scrive quello che oggi viene considerato il primo software della storia, un programma che istruisce l’Analytical Engine sul calcolo dei numeri di Bernouilli.
Alcune delle funzioni da lei ideate sono tuttora utilizzate nella tecnica della programmazione. Dopo la pubblicazione delle “Note” nel 1843 comincia ad avere gravi problemi di salute probabilmente dovuti al tumore che ne causerà la morte nel 1852 a soli 37 anni. Nel 1835 aveva sposato William King, futuro (nel 1838) Conte di Lovelace con il quale ha avuto una figlia e due figli. Nel 1980, il Dipartimento della Difesa statunitense chiama Ada un nuovo linguaggio di programmazione di alto livello in suo onore.