Scritto da Federica Timeto venerdì 01 giugno 2007 e pubblicato in www.tecnedonne.it di webarchive
Ispirandosi, oltre che alla pratica femminista delle reti, al concetto di assemblaggio del filosofo Jacques Derrida, inteso come un intrecciare, disfare e rimescolare ininterrottamente, la cyberfemminista canadese Carolyn Guertin, Senior McLuhan Fellow presso il McLuhan Program dell’Università di Toronto, ha curato Assemblage, la più completa galleria online dedicata esclusivamente alle opere d’arte digitali create da donne.
La galleria, aggiornata al 2005, e organizzata sulla scorta di un’enciclopedia multimediale in ordine alfabetico per autore, è ospitata sul sito web di trAce, comunità di scrittura online della Nottingham Trent University. Assemblage, nella quale vale davvero la pena addentrarsi e, direi, anche perdersi, riunisce lavori fra loro diversissimi ma accomunati dalla matrice cyberfemminista, che vanno dai più ‘tradizionali’ ipertesti narrativi a opere d’arte visuali concepite per il web, incluse le home page delle artiste e i link a siti, riviste o liste in cui è dato rilievo al rapporto fra l’arte femminista e i nuovi media. È interessante notare come, in una sorta di rimando incrociato, il sito contiene un collegamento a Face Settings, ed è stato a sua volta ‘riassunto’ nel progetto The Progressive Dinner Party, curato da Marjorie C. Luesebrink insieme alla stessa Carolyn Guertin per il numero speciale di Riding the Meridian su donne e tecnologia (febbraio 2000). Entrambi i lavori adottano infatti la forma del convivio, che dalla Città delle donne di Christine de Pisan, fino all’opera The Dinner Party di Judy Chicago ha segnato, materialmente e simbolicamente, la storia del femminismo.
Face Settings nasceva come un forum derivato dall’esperienza della mailing list Faces grazie al lavoro di due artiste, l’americana Kathy Rae Huffman e l’austriaca Eva Wohlgemuth. L’intento del progetto era quello di dare un volto a quei vuoti della rete in cui la presenza delle donne era ancora invisibile, e localizzare e collegare tra loro le esperienze europee, stabilendo anche delle connessioni internazionali. Oltre a creare delle stanze virtuali per esplorare temi e forme della riflessione femminista in rapporto alle nuove tecnologie (che è la community, oggi, a ospitare), Faces comprendeva nel proprio progetto anche delle cene reali, durante le quali le discussioni delle commensali, che andavano dalle questioni di genere al semplice scambio di ricette (ma la cucina è anch’essa una questione di genere!), erano documentate e poi riportate online. Sul sito di Face Settings si trovano le prime conversazioni del 1996, ricette incluse, avvenute durante le cene di Rotterdam, San Pietroburgo e Bilbao.
In seguito, nell’estate del 1997, in occasione di Cyberfeminist International, primo evento pubblico dell’Old Boys Network all’interno della Documenta X di Kassel, Face Settings organizzava la cena di apertura. L’esperienza di Face Settings si è conclusa nel 1998 con l’evento Face2Face di Graz, anche se la Faces Community è attiva ancora oggi. The Progressive Dinner Party, invece, adotta la struttura del menu come interfaccia. I lavori, organizzati in portate, dall’antipasto al dessert, sono concepiti come opere aperte e, come in tutti convivi che si rispettino, c’è anche una sezione riservata agli ospiti d’onore e un libro degli ospiti. Come nota Talan Memmot in uno dei saggi che commentano il progetto, “sia il cucinare che l’ipertesto vertono sul contenuto e la combinazione – sull’espressione, il metodo e la tecnica”. Ma non è solo una questione formale. Katherine Hayles, nel suo commento, scrive: “l’opera aperta è tale perché irradia da una comunità fisicamente dispersa, unendo fra loro in progetti collaborativi donne di diversi luoghi e regioni, e dando vita a una comunità di rete internazionale in cui conoscere e beneficiare delle opera altrui. Il gusto internazionale del Dinner Party, ben indicato nel menu, parla della natura globale di questa comunità. Meritano un’attenzione particolare quei lavori che creano ambienti nei quali possa aver luogo la colaborazione. Nello spirito, nell’inventiva, e nel tono cameratesco, assomigliano molto all’ambiente creato da Judy Chicago con i suoi molti collaboratori per il primo Dinner Party”.