Scritto da Tatiana Di Federico martedì 08 maggio 2007 e pubblicato in www.tecnedonne.it di webarchive

Intervista a Francesca De Ruggieri e Annarita Celeste Pugliese, curatrici di Futura, un libro sul rapporto tra i nuovi scenari socio–tecnologici e l’espressione dei generi.Futura: la copertinaFutura è un libro originale e innovativo, nato dalla volontà di raccogliere i contributi di diverse donne che collaborano da anni e lavorano su argomenti relativi al genere e alla tecnologia, come ha affermato Francesca De Ruggieri.

L’approccio adottato si avvale di tre discipline: la semiotica, la psicologia sociale e i gender studies. Le tre sezioni che compongono il testo, corpi, immagini e suoni e parola, analizzano la relazione semiotica, culturale, psicologica e sociale tra le donne e i diversi oggetti tecnologici della modernità: musica, videogiochi, cinema, internet.

Francesca Ruggieri spiega che l’intento è stato indagare le mutazioni del genere, verso un superamento della dicotomia maschile/femminile, reso possibile attraverso la mutevolezza e la continua fluidità offerta dalle tecnologie.

I saggi presenti nel libro affrontano la duplicità del significato che le tecnologie rivestono per la soggettività femminile. Come dichiara Annarita Celeste Pugliese, la tecnologia è una realtà complessa ed eterogenea, che contribuisce all’emancipazione sociale e psicologica del femminilee alla nascita di soggetti dall’identità fluida e molteplice, in cui le categorie di genere sono riconcettualizzate. Le nuove tecnologie sono realtà sociali nelle quali la definizione delle categorie sociali è basata sul negoziato e sulla consensualizzazione tra discorsi differenti, piuttosto che sulla dominanza di un unico discorso.

Al tempo stesso la tecnologia è anche strumento di reificazione degli stereotipi legati al femminile ed essendo attraversata da una rete di relazioni di dominio e di controllo può escludere il femminile dal discorso dominante. Gli stereotipi di genere sono dei dispositivi di dominio e di controllo, perché consolidandosi come sistemi rappresentazionali condivisi del femminile, esercitano una pressione sociale verso l’adeguamento a determinati modelli.

Francesca Ruggieri sottolinea che i cambiamenti in tale direzione sono ancora molto lenti e nella nostra società il rapporto tra i sessi rimane legato ad una visione patriarcale. Uno dei maggiori vincoli resta tuttavia quello generazionale, in quanto le nuove generazioni usando maggiormente, rispetto alle precedenti, le nuove tecnologie sperimentano un diverso tipo di relazione tra i generi e identità più fluide.

Il titolo del libro, Futura, come spiegano le curatrici, vuole proprio rimarcare la sfida futura che si pone davanti a noi donne: partecipare alla costruzione sociale del nostro stesso genere, facendolo attraverso le nuove tecnologie, che permettono tale partecipazione con la presa della parola e la ripresa del nostro controllo.

Annarita Celeste Pugliese, autrice nel libro di un saggio sui blog, afferma che la Rete incoraggia la partecipazione politica, facilita l’azione collettiva e permette l’interconnessione tra identità collettiva e identità personale. Questo aspetto è risultato favorevole alla produzione di nuove pratiche femministe, sia da un punto di vista epistemologico, sia psico-sociale.

Internet facilita la produzione e la diffusione di “saperi situati”, come li definisce Donna Haraway, di saperi dotati di “obiettività forte”, secondo Sandra Harding, saperi che, per il fatto di avere come sostanza i posizionamenti effettivi della soggettività produttrici, sono plurimi e in-generati. Il cyberfemminismo, il movimento definito da Rosi Braidotti come il pensiero e l’attività politica che cerca di usare le nuove tecnologie a favore delle donne e che come rivela Francesca De Ruggieri è alla base del volume, fa della sua forza questa capacità della rete di moltiplicazione e distruzione dell’unicità.

Nella blogosfera, spiega Annarita, le soggettività possono costruire discorsi “altri” , possono narrarsi con parole proprie, possono esporsi e rappresentarsi al di là dello sguardo oggettivante del maschile e delle prescrizioni indicate dai modelli socialmente condivisi. Di tali potenzialità noi donne dobbiamo beneficiare nell’ambito di un più vasto progetto politico, in quanto l’ambiente mediato dal computer è un contesto psico-sociale che struttura ed è strutturato da identità sociali, relazioni, asimmetrie di potere, appartenenze e dinamiche di gruppo, differenze di status e di genere. In tali contesti le pratiche discorsive permettono e facilitano processi collettivi di categorizzazione del sociale, ovvero processi di definizione del significato e del contenuto delle categorie sociali.

Anche il cinema, come mostra Francesca nel suo saggio dedicato alla rappresentazione cinematografica del corpo tecnologico, contribuisce alla costruzione sociale dei significati e, rispecchiando da sempre le strutture del mondo, riflette e anticipa le trasformazioni e le tendenze della tecnologia e il destino del corpo nella modernità.

Attraverso una rassegna di figure femminili tecnologiche, da Metropolis a Matrix, viene analizzata l’immagine del cyborg, che rende possibile il superamento della visione dicotomica del genere, slegando la donna dal suo destino biologico di naturalità. L’icona del cyborg rappresenta la metafora dell’ibridazione tra organico e inorganico, tra carne e metallo, tra uomo e macchina, e diventa per questo ontologia della molteplicità. Il corpo tecnologico femminile è disconnesso dal materno, creando un corto circuito culturale, in quanto si scopre la culturalità e la tecnologia della maternità ed è creato un ostacolo alla positività del corpo femminile.

Il corpo tecnologico diventa quindi una forma che spaventa e destabilizza l’ordine patriarcale, come aveva previsto Donna Haraway nel Manifesto Cyborg, pubblicato ormai nel 1991, sostenendo che la tecnologia può dissolvere la connessione essenzialista tra corpo e aspettative di genere.